Lincredibile emozione di vedere Joe Boyd

Way to blue Roma

Ci sono andata stamattina.  Non potevo perdere Joe Boyd all’Auditorium (e ringrazioneimariestremi che mi ha segnalato anche questo evento, che nella foga di parlare di Way to blue mi era sfuggito).

Già arrivando da lontano all’Auditorium ho subito visto il manifesto della serata di martedì, con la foto di Nick in grande e la prima cosa che ho pensato è stata: come sarebbe stato bello se fosse stata la locandina di un concerto di Nick Drake e non di un tributo. (Ma ovviamente lui non sarebbe stato così giovane…)

Dopo un po’ di attesa ci siamo accomodati nel Teatro Studio, sala adatta a eventi di questo tipo.
Joe Boyd era già lì in piedi a conversare amabilmente con le persone.

Poi è stato fatto accomodare sul palco da Ernesto Assante e Gino Castaldo.
Ed è iniziata una piacevole intervista che partiva proprio dagli inizi della carriera di Joe Boyd come produttore.
L’occasione era anche l’uscita del libro di Joe Boyd Le biciclette bianche che ripercorre tutta la sua carriera.

http://www.rockol.it/libri-660/Joe-Boyd-Le-Biciclette-Bianche

Si è parlato del locale londinese UFO gestito da Boyd (curiosa coincidenza perché anche il telefilm che rese famosa Gabrielle Drake si chiamava così…) dove suonarono grandi band come i Pink Floyd.
E poi è stato il momento di parlare di Nick Drake e Boyd ha raccontato di come fu Ashley Hutchings a fargli ascoltare questo giovane artista.
Boyd che ha ammesso di non amare  molto il genere dei songwriter, ha rivelato come quando ascoltò Nick rimase affascinato.

Racconta di come durante le registrazioni del disco di Nico Desert Shore, John Cale chiese se poteva ascoltare qualcosa di nuovo, e quando gli fecero ascoltare Nick Drake disse che voleva conoscerlo immediatamente, chiese dove fosse in quel momento e Boyd gli rispose che Nick era a casa, quindi Cale si fece dare l’indirizzo, salì su un taxi e andò a conoscerlo.
Boyd telefonò a Nick per avvertirlo e gli chiese se per caso conoscesse John Cale, e Nick rispose che non sapeva chi fosse.
E Boyd gli annunciò che Cale stava per arrivare a casa sua per incontrarlo.
Il giorno dopo John Cale chiamo Joe Boyd e gli fece una sorta di “lista della spesa” di tutti gli strumenti che gli servivano.
Boyd chiese per che cosa, visto che stavano mixando il disco di Nico.
E Cale rispose che voleva lavorare con Nick Drake per registrare due canzoni: Northern Sky e Fly.

Poi Boyd racconta di come la canzone di Nick che gli piace di meno sia I was made to love Magic, che, dice, martedì sarà cantata dall’amore di George Clooney.
Cosa questa che genera un po’ di scompiglio in sala, infatti parrebbe strano vedere Elisabetta Canalis interpretare una canzone di Nick Drake (!!). Ma poi Boyd spiega che si riferisce al film The American con Violante Placido e George Clooney, e sarà  Violante martedì a interpretare la canzone (piccolo sospiro di sollievo…)

Boyd si sofferma su particolari della registrazione di Five Leaves Left e Bryter Layter, sottolineando  come Nick avesse voluto il suo amico Robert Kirby per gli arrangiamenti,  invece di un arrangiatore professionista. Racconta la sua delusione di quando, nonostante la grande bellezza delle canzoni presenti nei primi due dischi, Nick Drake gli annunciò che il disco successivo sarebbe stato solo con voce e chitarra.
Boyd non condivideva questa scelta, ed inoltre in quel periodo aveva molti altri impegni nel suo lavoro, così arrivò il momento in cui dovette partire per l’America, e lasciare anche Nick.

Come narrato in molte biografie di Nick Drake, l’assenza di Boyd ebbe un cattivo effetto su di lui.
Nick era entrato di già nel suo periodo più cupo, e i suoi genitori (dai quali era tornato a vivere, dopo i periodi londinesi) chiamarono Boyd per chiedergli se poteva telefonare a Nick e convincerlo a vedere uno psichiatra, cosa che Nick non voleva fare per vergogna. In quel periodo a Londra essere in cura da uno psichiatra non era una buona cosa…

Boyd racconta anche di come rimase sorpreso quando rivide Nick, sporco, provato, e così depresso da essere incapace di cantare e suonare contemporaneamente per le registrazioni di Pink Moon, mentre per i dischi precedenti Nick era stato perfettamente in grado di incidere insieme all’orchestra, senza sovraincisioni, talmente tutto ciò che faceva era perfetto.

E’ molto emozionante sentire raccontare da Joe Boyd di Nick Drake, pensando che lui lo ha conosciuto, che ha lavorato con lui.
Mi viene perfino da pensare che se Nick fosse ancora vivo, probabilmente non sarebbe molto diverso da lui fisicamente, c’è quasi una somiglianza.

L’intervista si conclude e veniamo lasciati alle immagini di A skin too few, il documentario su Nick Drake che finora avevo visto solo su You Tube.
Le ultime scene mostrano Nick bambino, sorridente sulla riva del mare, che cammina per mano a Gabrielle, sua sorella, un pochino più grande di lui, che si mostra molto protettiva nei suoi confronti.
Quando finisce la proiezione ho le lacrime agli occhi.
E’ questo è solo l’inizio…

 

 

2 thoughts on “Lincredibile emozione di vedere Joe Boyd

  1. utente anonimo ha detto:

    Invidia! ah ah la canalis che canta nick…

  2. camden ha detto:

    tornoaivinili: beh, se lo ha fatto Giusy Ferreri, tutti lo possono fare…

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