Pink Moon – A story about Nick Drake

Domenica sono stata sul divano a leggere per tutto il pomeriggio con un plaid sulle gambe e un meraviglioso ebook sul kindle.

Ho letto tantissimi libri su Nick Drake nella mia vita, da Un’anima senza impronte di Luca Ferrari, alla biografia di Patrick Humphries, a Le provenienze dell’amore di Stefano Pistolini.

RasmussenMa Pink Moon – A story about Nick Drake di Gorm Henrik Rasmussen è forse quello che mi è piaciuto di più.

Scritto da un poeta di Copenaghen, Rasmussen appunto, e uscito inizialmente in lingua danese nel 1980, raccoglie varie testimonianze dei genitori di Nick e dei suoi amici.

Questo libro è stato scritto quando Nick Drake era ancora poco noto, era uscito da circa un anno il cofanetto dei vinili Fruit Tree con il booklet di Arthur Lubow e poi è stato integrato con aggiunte più recenti nella versione in inglese, che è uscita da qualche tempo e che è quella che ho letto io.

Il bello di questo libro è la sensazione di assistere da vicino alla vita di Nick Drake, di vivere con lui episodi che in altri libri sono riportati in maniera molto sintetica.

Il periodo trascorso ad Aix-en-Provence, il viaggio in Marocco con una stravagante compagnia, l’amicizia con alcune ragazze, l’infatuazione per Françoise Hardy, ogni cosa è raccontata in una maniera che fa immaginare di trovarsi accanto a Nick, di guardarlo vivere questi spezzoni della sua esistenza realmente da vicino.

Ma anche la descrizione della semplicità e disponibilità dei genitori di Nick, sempre pronti a mostrare ricordi e registrazioni del figlio a chi andava a trovarli in un pellegrinaggio sulle orme di Nick (e immagino che in quegli anni fossero ancora in pochi, rispetto a quelli che sarebbero venuti negli anni a venire) è particolarmente bella.

Mi sono così appassionata a questo ebook da leggerlo quasi tutto in un giorno, scoprendo ancora tante curiose coincidenze con il romanzo che ho voluto dedicargli, ovvero il Poeta in Nero (dai momenti vissuti ad Aix-en-Provence che quando scrissi il libro non sapevo avesse a che fare con la vera storia di Nick e lo scoprii solo qualche tempo dopo, all’ultimo capitolo del mio romanzo che ho voluto intitolare Sophie e proprio in questo ebook ho scoperto che quando Nick Drake morì lasciò una lettera per la sua amica Sophia  e qui ho sgranato gli occhi…)

Ho vissuto un pomeriggio lontana dal mondo, perché è così che Nick ti fa sentire, specie quando hai una tendenza all’isolamento, alla riflessione e alla solitudine…

E oggi ho scoperto che è stato pubblicato un cd che contiene le canzoni di Molly Drake, la madre di Nick che era amante della musica e di un certo tipo di brani:

http://www.alimentation.cc/nick_drake/cds/molly-drake.html

http://www.guardian.co.uk/music/2013/mar/22/nick-drake-mother-molly

Immagino che (se fosse ancora viva) ne sarebbe stata felice e si sarebbe emozionata…

Jonathan Jeremiah

Ogni tanto sbucano fuori nuovi cantanti che subito vengono paragonati a Nick Drake. E' il caso di Jonathan Jeremiah.

Questo ragazzo ha firmato un contratto con la Island, la stessa di Nick Drake, e ha fatto uscire un album che si chiama A SOLITARY MAN.
Anche dal video, nella sua lunga passeggiata solitaria vestito in nero, qualcosa che potrebbe far pensare a Nick Drake c'è…
Però ormai questi paragoni sono quasi un'ossessione…

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Lieve

Lievemente, come una piuma che dondola nell’aria e pian piano si posa a terra, mi è arrivata comunicazione della nascita di un nuovo blog su Nick Drake che si chiama My Nick Drake:

http://piccolibluesdacamera.splinder.com/

Sono subito andata a vedere di cosa si trattasse, e ho trovato dei post bellissimi, piccole riflessioni sulle canzoni di Nick.

E allora ho immaginato che questo blog fosse un quadernetto abbandonato su una panchina, le pagine ingiallite, la grafia svelta e su ogni pagina le impressioni su una canzone di Nick.

Mentre ramoscelli e foglie secche danzano trascinati dal vento, io rimango a riflettere sulle bellissime parole scritte dall’autore di questo blog.

Visitatelo e leggete…

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Un nuovo libro su Nick Drake

E' uscito da qualche settimana Pink Moon di Amanda Petrusich per la No Reply, collana Tracks.

E' un libro di 160 pagine dove si parla della vita di Nick, della sua morte e della sua importanza, incentrando però il punto focale sul disco Pink Moon.

E' un libro che ancora non ho letto, ma mi incuriosisce abbastanza. Spero di leggerlo presto, per poterne parlare in maniera più approfondita…

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Il trolleybusplayer di Robyn Hitchcock

Robyn Hitchcock, che è stato tra i protagonisti del tributo a Nick Drake che si è tenuto all'Auditorium di Roma,  ha di recente pubblicato sul suo sito un set di 12 cover, ascoltabili in streaming

http://www.robynhitchcock.com/2010/12/21/sound-goodies/

Tra i 12 brani, è presente una cover di Pink Moon di Nick Drake, intitolata Pink Moon in C

La cosa carina del sito è che per ascoltare i brani bisogna cliccare sull'audio bus player…

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Il poeta in nero

Nei primi post di questo blog avevo accennato al fatto che a 18 anni, appena scoperta l'esistenza di Nick Drake, avevo subito sentito l'esigenza di scrivere un romanzo su di lui.
Il romanzo si intitola Il Poeta in Nero, ed è rimasto per tanti anni in un cassetto, fino a che, circa un anno fa ho deciso di riscriverlo e di modificare alcune cose.
Il libro adesso è pronto e si trova sul sito de Ilmiolibro.it


http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=571498

Questo romanzo è un mio modo personale di rendere omaggio a Nick Drake e alla sua influenza nella mia vita.
Nel romanzo non si parla direttamente di Nick Drake, ma di un giovane scrittore inglese, Chris Meyers, amante della solitudine e morto suicida in giovane età.

La protagonista, Eleonora, scopre per caso l'esistenza di questo scrittore e la sua vita ne rimane fortemente influenzata, fino a che il progetto di un amico la porta ad avvicinarsi sempre più alla storia di Chris Meyers.

Vorrei specificare che questo romanzo è comunque un'opera di fantasia, che in Chris Meyers appaiono alcuni tratti comuni a Nick Drake ma senza ricalcare in tutto la vita di Nick.
Anche perché io continuo a nutrire dubbi sul fatto che Nick Drake si sia davvero suicidato, visto che la prima a dubitarne è proprio sua sorella.

Se volete, nella pagina che ho indicato sopra è possibile leggere gratuitamente le prime 60 pagine del libro.
Che per me è un modo personale di ricordare Nick Drake. Una cosa che davvero mi sentivo di fare.

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The Vatican Cellars

Sono rimasta davvero affascinata da questa band. Si chiamano The Vatican Cellars ed è appena uscito il loro disco intitolato THE SAME CROOKED WORM.

Nelle note biografiche della band  inglese si può leggere come le maggiori influenze siano Nick Drake, The Lilac Time e i Tindersticks.

Che dire, dai frammenti che è possibile ascoltare su MySpace direi proprio che la loro musica mi piace parecchio.

http://www.myspace.com/thevaticancellars

Un disco ideale da mettere su in un giorno di pioggia mentre si accende il caminetto (per chi ce l'ha…)

Warm winter sounds…

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You should have been there

E' stato un sogno.

Un sogno durato quasi tre ore, quello di ieri sera all'Auditorium per Way to blue, il tributo a Nick Drake.
Poco dopo le 21 i musicisti sono saliti sul palco ed è iniziato il concerto (con l'avviso che era strettamente proibito riprendere e fotografare, e di straforo sono riuscita a fare solo due veloci foto).
E la prima cosa che ho pensato appena la musica ha riempito la sala (sul palco c'erano poco meno di 15 elementi…) è stata soltanto questa:
you should have been there, riferito naturalmente a Nick Drake.
Sì, perché pensavo: chissà come sarebbe stato felice Nick di vedere tutti questi musicisti suonare le sue canzoni con tanta emozione e tutto il pubblico lì per ricordarlo…
L'apertura è stata strumentale, poi la scaletta è proseguita così:

 

  1. Cello Song –  Roberto Angelini (musicista letteralmente innamorato di Nick Drake, come ha detto lui e autore di un bellissimo cd intitolato PONG MOON con Rodrigo D'Erasmo)
  2. Parasite –  Robyn Hitchcock, eccentrico e scanzonato, un musicsta che è un pezzo di storia della musica.
  3. Fruit Tree –  Green Gartside, ex Scritti Politti (e devo dire che in questa serata è stato il mio preferito, mi ha davvero affascinata, specie con questa versione di Fruit Tree).
  4. Place to be – Scott Matthews con tanto di armonica
  5. Which Will –  Vashti Bunyan, voce bellissima
  6. I was made to love Magic  –  Violante Placido e per tutto il tempo ho pensato molto meglio lei di Giusy Ferreri…
  7. Black Eyed Dog – Roberto Angelini e Violante Placido
  8. Northern Sky –  Neil McColl
  9. Time has told me – Krystle Warren (spero che questa brava cantante di impronta blues mi perdonerà, ma non mi ero accorta che fosse una donna, sorry…)
  10. Strumentale (Man in a shed se non sbaglio), bellissimo.
  11. Poor Boy con Violante Placido + Kate St.John + Teddy Thompson + Krystle Warren
  12. Way to Blue – Greeen Gartside + Teddy Thompson + Krystle Warren
  13. I remember (di Molly Drake) Vashti Bunyan
  14. Know / from The Morning – Scott Matthews (che ogni volta che tornava sul palco diceva ciao quasi che fosse un rituale…
  15. Ride – Green Gartside + Robyn Hitchcock

    Green Gartside + Robyn Hitchcock

  16. Clothes of sand – Green Gartside
  17. At the chime of a city clock – Violante Placido
  18. Hanging on a star – Krystle Warren
  19. River Man – Teddy Thompson
  20. Voice from the mountain – tutti sul palco

 

Way to blue Roma

 


Tra un brano e l'altro intermezzi di Joe Boyd che ci teneva che ogni cosa fosse compresa in italiano, per questo si è avvalso un po' di Roberto Angelini e in un secondo momento di un'interprete per parlare del fatto che Nick non aveva scritto Fruit Tree per se stesso, ma probabilmente per qualcuno che da vivo non aveva avuto la fama meritata, per parlare degli arrangiamenti di Robert Kirby e per raccontare di aver scoperto solo quando sia Nick che sua madre erano già morti, quanto fossero belle le canzoni di Molly (la madre di Nick) e quanto avessero influenzato la musica del figlio.
E' stata una serata ad altissimo tasso di emozioni.
Forse sarebbe stata bella un'immagine di Nick Drake alle spalle dei musicisti, ma evidentemente si è preferito non metterla, anche se a me sarebbe piaciuta…

Sono stata contentissima quando Robyn Hitchcock ha eseguito I saw Nick Drake che racconta del suo sogno in cui vede Nick Drake e scambia uno sguardo con lui.
Mi piace molto quella canzone e sentirla dal vivo tocca molto le corde dell'anima.
Eccola nella versione di Way to Blue al Barbican:

 

E poi ecco Fruit Tree nella versione di Green Gartside che mi ha davvero emozionata (sempre dai filmati della serata al Barbican..).
 


Queste sono le serate in cui davvero tutto il mondo fuori non ha proprio più importanza…

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Lincredibile emozione di vedere Joe Boyd

Way to blue Roma

Ci sono andata stamattina.  Non potevo perdere Joe Boyd all’Auditorium (e ringrazioneimariestremi che mi ha segnalato anche questo evento, che nella foga di parlare di Way to blue mi era sfuggito).

Già arrivando da lontano all’Auditorium ho subito visto il manifesto della serata di martedì, con la foto di Nick in grande e la prima cosa che ho pensato è stata: come sarebbe stato bello se fosse stata la locandina di un concerto di Nick Drake e non di un tributo. (Ma ovviamente lui non sarebbe stato così giovane…)

Dopo un po’ di attesa ci siamo accomodati nel Teatro Studio, sala adatta a eventi di questo tipo.
Joe Boyd era già lì in piedi a conversare amabilmente con le persone.

Poi è stato fatto accomodare sul palco da Ernesto Assante e Gino Castaldo.
Ed è iniziata una piacevole intervista che partiva proprio dagli inizi della carriera di Joe Boyd come produttore.
L’occasione era anche l’uscita del libro di Joe Boyd Le biciclette bianche che ripercorre tutta la sua carriera.

http://www.rockol.it/libri-660/Joe-Boyd-Le-Biciclette-Bianche

Si è parlato del locale londinese UFO gestito da Boyd (curiosa coincidenza perché anche il telefilm che rese famosa Gabrielle Drake si chiamava così…) dove suonarono grandi band come i Pink Floyd.
E poi è stato il momento di parlare di Nick Drake e Boyd ha raccontato di come fu Ashley Hutchings a fargli ascoltare questo giovane artista.
Boyd che ha ammesso di non amare  molto il genere dei songwriter, ha rivelato come quando ascoltò Nick rimase affascinato.

Racconta di come durante le registrazioni del disco di Nico Desert Shore, John Cale chiese se poteva ascoltare qualcosa di nuovo, e quando gli fecero ascoltare Nick Drake disse che voleva conoscerlo immediatamente, chiese dove fosse in quel momento e Boyd gli rispose che Nick era a casa, quindi Cale si fece dare l’indirizzo, salì su un taxi e andò a conoscerlo.
Boyd telefonò a Nick per avvertirlo e gli chiese se per caso conoscesse John Cale, e Nick rispose che non sapeva chi fosse.
E Boyd gli annunciò che Cale stava per arrivare a casa sua per incontrarlo.
Il giorno dopo John Cale chiamo Joe Boyd e gli fece una sorta di “lista della spesa” di tutti gli strumenti che gli servivano.
Boyd chiese per che cosa, visto che stavano mixando il disco di Nico.
E Cale rispose che voleva lavorare con Nick Drake per registrare due canzoni: Northern Sky e Fly.

Poi Boyd racconta di come la canzone di Nick che gli piace di meno sia I was made to love Magic, che, dice, martedì sarà cantata dall’amore di George Clooney.
Cosa questa che genera un po’ di scompiglio in sala, infatti parrebbe strano vedere Elisabetta Canalis interpretare una canzone di Nick Drake (!!). Ma poi Boyd spiega che si riferisce al film The American con Violante Placido e George Clooney, e sarà  Violante martedì a interpretare la canzone (piccolo sospiro di sollievo…)

Boyd si sofferma su particolari della registrazione di Five Leaves Left e Bryter Layter, sottolineando  come Nick avesse voluto il suo amico Robert Kirby per gli arrangiamenti,  invece di un arrangiatore professionista. Racconta la sua delusione di quando, nonostante la grande bellezza delle canzoni presenti nei primi due dischi, Nick Drake gli annunciò che il disco successivo sarebbe stato solo con voce e chitarra.
Boyd non condivideva questa scelta, ed inoltre in quel periodo aveva molti altri impegni nel suo lavoro, così arrivò il momento in cui dovette partire per l’America, e lasciare anche Nick.

Come narrato in molte biografie di Nick Drake, l’assenza di Boyd ebbe un cattivo effetto su di lui.
Nick era entrato di già nel suo periodo più cupo, e i suoi genitori (dai quali era tornato a vivere, dopo i periodi londinesi) chiamarono Boyd per chiedergli se poteva telefonare a Nick e convincerlo a vedere uno psichiatra, cosa che Nick non voleva fare per vergogna. In quel periodo a Londra essere in cura da uno psichiatra non era una buona cosa…

Boyd racconta anche di come rimase sorpreso quando rivide Nick, sporco, provato, e così depresso da essere incapace di cantare e suonare contemporaneamente per le registrazioni di Pink Moon, mentre per i dischi precedenti Nick era stato perfettamente in grado di incidere insieme all’orchestra, senza sovraincisioni, talmente tutto ciò che faceva era perfetto.

E’ molto emozionante sentire raccontare da Joe Boyd di Nick Drake, pensando che lui lo ha conosciuto, che ha lavorato con lui.
Mi viene perfino da pensare che se Nick fosse ancora vivo, probabilmente non sarebbe molto diverso da lui fisicamente, c’è quasi una somiglianza.

L’intervista si conclude e veniamo lasciati alle immagini di A skin too few, il documentario su Nick Drake che finora avevo visto solo su You Tube.
Le ultime scene mostrano Nick bambino, sorridente sulla riva del mare, che cammina per mano a Gabrielle, sua sorella, un pochino più grande di lui, che si mostra molto protettiva nei suoi confronti.
Quando finisce la proiezione ho le lacrime agli occhi.
E’ questo è solo l’inizio…